Del carico del generale della cavalleria

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Senofonte Antichità 1733 Marc'Antonio Gandini Indice:Senofonte.djvu Trattati/Cavalleria letteratura Del carico del generale di cavalleria Intestazione 15 aprile 2013 75% Da definire


Questo testo fa parte della raccolta Le opere di Senofonte ateniese

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DEL CARICO

DEL GENERALE

DELLA CAVALLERIA.


Primieramente bisogna dimandar grazia agl’Iddj facendo lor sacrifizj, che ti concedano di aver la mira di favellare e di porre in opra quello che lor sia grato; e che tu impieghi le azzioni tue in cose che non tornino in danno nè a te, nè agli amici, nè alla Repubblica; ma ad utile ed onore. Riconciliato che tu sii con gl’Iddj, bisogna che tu attendi a far uscir fuori i cavalieri e rassegnarli, così per supplire al numero dovuto, come per provvedere che non scemi cosa alcuna al numero di prima. Perche se non farai la rassegna de’ cavalieri essi di necessità scemeranno continuamente, alcuni indeboliti per la vecchiezza, ad alcuni altri per mancamento. Riempiute le compagnie, bisogna metter ogni diligenza in far le spese a quella sorte di cavalli che possono sofferir la fatica, percioche quelli che non possono reggere alle fatiche non sono buoni nè da spingere contra gl’inimici, nè similmente da salvarsi. Fa di mestiero anco avvertire che i cavalli siano obbedienti [p. 313 modifica]e piacevoli; conciosiache i disobbidienti giovino più agl’inimici che a noi medesimi. Bisogna parimente guardarsi di non adoperar alla guerra quelli che tirano, dopo montati, de’ calci; perche per lo più questi ci sono di maggior danno che non sono gl’inimici stessi. Ma si debbono governar i loro piedi, si che possano entrare anco in luoghi aspri; poiche è chiaro che i cavalli non ci possono servire a correre, mentre sono spinti in luoghi dove dolgano loro i piedi. Dunque dopo forniti di cavalli come si deve, fa bisogno esercitare i cavalieri; e prima d’ognaltra cosa a saltare a cavallo; perche vien detto che molti per quella cagione si hanno già salvata la vita. Dappoi è necessario di usare il cavallo a caminare in ogni sorte di luogo col cavaliere su ’l dosso: percioche gl’inimici non si trovano sempre ne’ luoghi medesimi; e quando oggimai saranno esercitati a bastanza, bisogna poi che imparino a lanciar l’armi a cavallo eccellentemente, e far tutto ciò che si conviene a’ soldati vecchi. Appresso ciò fa bisogno armare non solamente i cavalieri ma i cavalli istessi; accioche vengano feriti men che si può; e facciano grandissimo danno agl’inimici. Oltre di questo egli e si deve e ordinare e far sì, che i soldati siano obbedienti; poiche senza di questo non ci possono essere di giovamento alcuno nè buoni cavalli nè cavalieri esercitati, nè armi perfette. A tutti questi universalmente è necessario che comandi un generale, accioche ogni cosa passi ordinatamente; ma perche a giudizio della città nostra egli è difficile che il solo Generale della cavalleria possa supplire a tante cose, delibero di eleggere alcuni Condottieri, ed aggiungerli per ajuto di lui, ordinando al consiglio che insieme con essi avesse cura della cavalleria. Mi par che questo giova assai, trattar i Condottieri ed immaginarli in guisa che non pensino ad altro che a far tutte queste cose le quali pertengono all’onorevolezza della cavalleria, ed al ben essere di lei. Nel consiglio provvederai di aver uomini che parlino eccellentemente, e co’ ragionamenti loro sappiano conservare i soldati in timore; perche a questo modo si faranno migliori; e parimente acquetare il consiglio, quando si alterasse contra ragione. Queste cose ti siano come un compendio di tutte quelle che dovrai osservare. Ma oggimai spiegherò il modo col quale particolarmente ciascuna si deve mettere ad effetto si che bene stia. Modo di mettere in effetto quanto si è detto Dunque la legge vuole che nella scelta de’ cavalieri si eleggano coloro che sono molto ricchi e forti e gagliardi, citandoli in tribunale, ovvero persuadendoli a farsi scrivere volontariamente. Ma per consiglio mio farai venir quelli al tribunale, che quando non siano fatti venire possono [p. 314 modifica]dar sospetto che tu abbi fatto questo per guadagno; perche se tu violenterai al primo tratto i più potenti, li men potenti si piegheranno subito senza contrasto. Ma tutti quei giovani che ti parerà di poter inanimare all’arte della cavalleria con parole, e col metter loro innanzi quanto ella sia illustre, e quegli altri similmente che sono per aver coloro a’ quali obbediscono, men ritrosi conforterai con parole simiglianti. Se fuggiranno di mantener cavalli sotto di te, bisognerà che li mantengano sotto un’altro per cagione di quelle facoltà che lor sovrabondano. Ma se si metteranno a cavallo sotto di te, dirai che per te sarà usata ogni diligenza in far che li lor fgliuoli non facciano spese soverchie in cavalli e gettino via li danari: e similmente che divengano in poco tempo buoni soldati. E colui che dirà questo s’affatichi anco di porlo in esecuzione. E se il consiglio farà intendere che coloro li quali sono forniti per lo passato di cavalli hanno ad essere obbligati per l’avvenire a doppie fazzioni, e che casserà quei cavalli che non potranno seguitar i compagni; egli conseguirà che i cavalli cresceranno di numero; che saranno spesati meglio, e governati per l’avvenire con maggior diligenza. Giova similmente far bandire al Trombeta che i cavalli troppo terribili si casseranno; perche queste minaccie faranno risolvere tanto piuttosto gli uomini a vender quelli che sono così fatti, e ad essere più ritenuti in non comperarne. Sarà di giovamento similmente far intendere che quelli che nelle scaramucce tirano calci, si casseranno ancor essi; conciosiache i cavalli di tal sorte non si possano mai mettere all’ordinanza con gli altri, e far che stiano a’ luoghi loro; ma se bisogna andar in qualche luogo ad assaltare gl’inimici, è necessario che vadano dietro agli altri; onde per cagione del vizio del cavallo non possiamo valerci del cavaliere. Ma desiderando che il cavallo faccia eccellentissimi piedi; se alcuno ha qualche maniera più facile e breve, se ne vaglia; se anco nò, io lo consiglio per la sperienza che ne ho fatto a seminare in strada confusamente de’ sassi di peso d’una libra dal più almeno; ed ivi legato il cavallo mentre lo si governa via dalla mangiatoja; perche il cavallo non cesserà mai di esercitarsi sopra quei sassi, nè mentre sarà governato, nè mentre verrà spinto al corso con gli sproni. E coloro che ne faranno la prova vederanno ch’io dico il vero, e che i cavalli faranno i piedi rotondi. Ma quando i cavalli saranno ridotti in quello stato che sono a proposito nostro, oggimai egli è necessario spiegare il modo come debbano riuscire eccellenti i cavalieri. Come possano riuscire eccellenti i cavalieri Primieramente bisogna persuadere i giovani ad imparar saltare [p. 315 modifica]a cavallo: e di ragione acquisterai non picciola lode se troverai un maestro che insegno lor questo. Ma se eserciterai quelli che sono di maggiore età, all’usanza Persiana di ajutarsi l’uno l’altro mettersi a cavallo, anco ciò ti gioverà assai. Se anco per brama che i cavalieri ti servano in che sito esser si voglia, ti paresse che il farne spesso la mostra, benche non ci sia sospetto di guerra, fosse cosa troppo insopportabile; farà di mestiero che tu ricordi loro a non star oziosi; ma ad esercitarsi ed uscir fuori alla campagna, spingendo i cavalli a tutta briglia in ogni sorte di luogo; perche questo ti gioverà tanto come se facessi la mostra: e nondimeno il peso sia men grave. Nè sarà fuor di proposito dar ad intendere a’ cavalieri che la città nostra fa grandissime spese d’intorno questa cavalleria con gravezza di quattrocento Talenti Due milioni, e novecentosettantasette lire moneta piccola veneta; ovvero lire 1488000 di Francia; o pure Fiorini 595200 d'Alem. all’anno dal più al meno, a fine di non provvedersi allora solamente di cavalleria, quando la guerra sta per rompersi; ma per averla apparecchiata e valersene incontinente. Perche se discorreranno fra se medesimi d’intorno questo, non è dubbio che essi non mettano ogni esquisita diligenza ad esercitarsi nelle cose di cavalleria; accioche in occasione di guerra possiamo valerci di loro ben ammaestrati per la patria, per la gloria e finalmente per la conservazione di noi medesimi. Gioverà similmente far sapere a’ soldati che tu hai da guidarli per ogni sorte di luoghi. Nè sia male, quando si eserciteranno al correre, e dalle scaramucce condurli ora in un luogo, ora in un’altro; ma sopra tutto a’ cavalli sarà di grandissimo giovamento il lanciar l’armi a cavallo. Appresso ciò io son di opinione che molti si metteranno all’arte del soldo, se farai intendere a’ Condottieri che di necessità debba venir occasione che ognuno faccia la mostra de’ lanciatori della sua compagnia; perche tutti faranno ogni opra di dar a servizio della Repubblica quanti più lanciatori potranno. Sarà oltre di questo in arbitrio de’ Condottieri di giovar assai, facendo che i cavalieri si armino onoratamente. E però bisogna dar loro ad intendere che saranno riputati molto più, comparendo guerniti splendidamente negli occhi di tutta la città, che solamente facendosi vedere secondo il lor uso ordinario vestiti. Et è da credere che tutti coloro che si daranno ad intendere che sia così, li quali tirati da desiderio d’onore brameranno qualche condotta. Si possono parimente armare nel modo che comanda la legge, di maniera che non spendendo cosa alcuna delle lor paghe, stringano anco gli altri per vigor della medesima legge ad armarsi. Ma per far che i cavalieri obbediscano a quanto vien loro comandato, egli torna a proposito [p. 316 modifica]mostrar loro il giovamento che si cava dall’obbedienza. Bisogna anco in fatto, sicome comanda la legge, far loro vedere che quelli che fanno il debito loro ed obbediscono sono posti innanzi e cresciuti di grado; ma quelli che non obbediscono sono abbassati e scemati di grado in tutte le cose. Il miglior conforto alle cose dell’onore fra tutti gli altri che possano dar i Condottieri, a parer mio, è che facciano Capitani di ciascuna delle lor compagnie tutti quelli che saranno meglio guerniti ed esercitati degli altri. I corritori della tua guardia che ti vanno innanzi armerai leggiadrissimamente; e farai sì, che si esercitino con ogni diligenza a lanciar l’armi; e quando siano ammaestrati bene li condurrai fuori. E se alcuno si trovasse comodità di assegnar premj a tutte quelle maniere di esercizj onorati che sogliono usarsi dalla cavalleria ne’ abbattimenti, credo che questo inviterebbe tutti gli Ateniesi ad affaticarsi in questi esercizj ed in queste contese. Perche questo si vede manifestamente ne’ Cori, quante fatiche e quante spese vengano fatte per cagione di premj di pochissima importanza. Ma bisogna trovar in questi abbattimenti giudici di tal sorte che sappiano far rallegrare i vincitori e tenersi in pregio. Dunque se già i cavalieri saranno ben avvezzati in tutti questi particolari, bisogna che sappiano un certo ordine: poi anderanno a sacrificare magnificamente e pomposamente agl’Iddj, e cavalcheranno eccellentissimamente; e quando verrà l’occasione combatteranno valorosissimamente e facilissimamente, e senza rompersi camineranno per viaggio a’ luoghi loro; e se farà bisogno passar qualche fiume lo passeranno. Ordine che si deve tenersi nel eserguire quanto si e detto. L’ordine che doveranno osservare ad essequir, siche stia bene tutto quello che ho detto, m’affaticherò d’insegnar da qui innanzi. Dunque trovandosi nella nostra città ogni Tribù separata, mi par che primieramente si debbano eleggere col giudizio de’ Condottieri i suoi Decurioni della gioventù vigorosi ed ardenti nelle cose di onore, e metter questi nella vanguardia. Poi eleggerne altretanti di quelli di maggior età e più savj da porre nella retroguardia. Perche se è lecito far questa comparazione, allora il ferro taglia facilmente l’altro ferro, quando la parte che va innanzi, e la parte di mezzo sono robuste, e qualla che spinge proporzionata. Ed è da credere che quelli che sono nella vanguardia e nella retroguardia, dopo la scelta fatta da’ Decurioni degli Epistati li quali hanno carico di seguitare subito dopo le spalle, e che gli altri abbiano fatto l’istesso debbano esser fedelissimi gli uni con gli altri. Nondimeno bisogna che il Capitano si elegga da noi in ogni particolare eccellentissimo ed isperimentatissimo [p. 317 modifica]Perche se egli sarà sperimentato venga occasione o di assaltare gl’inimici, darà animo a coloro che saranno nella vanguardia, ovvero all’incontro, faccia bisogno di ritirarsi, guidandoli prudentemente salverà con maggior facilità le compagnie. E se i Decurioni saranno di numero pari, governeranno meglio le parti divise che se saranno di numero impari. E questo modo di assettare le ordinanze sta bene, e mi piace per le cagioni che dirò poi. Primieramente perche tutti coloro che stanno nelle prime file sono principali e persone di grado; onde trovandosi graduati stimano che si convenga loro portarsi più onorevolmente che se fossero soldati privati. Poi, perche nelle fazzioni, se vien data qualche commissione a persone di grado e non a’ soldati privati, ella suol esser di maggior riputazione. Ordinati che siano in questa guisa, sicome il Generale assegnerà il proprio luogo ad ogni Condottiere da incaminarsi, così ogni Condottiero ordinerà a ciascun Decurione come deve mettersi a marciare. Perche con questi avvertimenti le ordinanze si conserveranno assai meglio che nel teatro; dove coloro i quali escon fuori a caso e disordinatamente si danno travaglio l’un l’altro. E sogliono i primi combattere più ferocemente, se la vanguardia viene urtata, sapendo che quello è il luogo loro: e similmente gli ultimi se vengono assaltati alle spalle; perche sanno che l’abbandonare il proprio luogo è cosa vergognosa. Ma quelli che sono confusi s’impediscono e confondono l’un con l’altro, così nelle strade strette, come nel passar dei fiumi; nè si trova alcuno che da se medesimo senza Capitano si metta in ordinanza per combattere gl’inimici. Queste sono le cose che i cavalieri debbono avere a mente ed in prattica, se però desiderano di non schifare o ricusare i comandamenti del Capitano. Bisogna oltre ciò che il Generale della cavalleria provvegga di sacrificare agl’Iddj per salute delle sue genti. Poi nelle feste, guarnendosi pomposamente, che tiri a sè gli occhi d’ognuno. Di più che egli fornisca quelle cose magnificentissimamente, le quali sono convenevoli a’ gentiluomini, così le solite farsi nell’Accademia, come nel Liceo, nel Porto e nelle Corse. Questo sia secondo il compendio. Come si debbano effettuare ad una ad una. Come poi si debbano effettuare queste cose ad una ad una ornatissimamente, io racconterò or ora. Veramente le pompe sollenni io stimo che debbano piacere agl’Iddj che le stanno a vedere, se dando principio da quelli i cui tempj e le cui imagini sono in piazza, andranno girando a cavallo dalle statue di Mercurio d’intorno la piazza e d’intorno i tempj onorando gl’Iddj; ed appresso questo se si rappresenteranno i Cori li quali non solo festeggino dinanzi gli altri Iddj liberali ma eziando dinanzi quei dodeci. Di nuovo [p. 318 modifica]quando saranno giunti alle statue di mercurio, mi par che sarà cosa graziosa da vedere, che a Tribù per Tribù spingano i cavalli a tutta briglia fin a Eleusina. Nè si deve a giudizio mio lasciar che portino le lancie di tal maniera che elle non si appoggino l'una sull'altra; ma ciascuno porti la sua situata fra le orecchie del cavallo, se però egli vuole che facciano bella mostra e spaventosa e che pajano assai. Dopoche averanno finita la carriera sarà bene ritornar un'altra volta per la medesima strada; ma con passo lento e tardo, ne' tempj; e mostrar agl'Iddj ed agli uomini tutte quelle sorti di maneggi che sanno fare i cavalli usati. So che i nostri cavalieri non sono ammaestrati in queste cose; nondimeno io giudico che elle siano utili ed onorate, ed a' spettatori di non piccolo contento. Ho inteso parimente che i cavalieri hanno trovato di nuovo altre maniere di festeggiare, dopo che il loro Generale si contentò di lasciarli fare a modo loro. Nondimeno, quando prima che si mettano a lanciare corrono nel Liceo rende bellissima vista il correre delle cinque Tribù all'incontro delle altre cinque, guidate dal Generale e da' Condottieri, mettendosi in ordinanza in tal guisa che piglino tutta la larghezza del corso: e quando saranno passati di là dal Teatro posto loro dirimpetto, mi par che faranno bel vedere se mostreranno con alquanti cavalli che possano spingersi di tutto corso in quel luogo che pende alquanto. Nè dubito punto che non lo facciano volentieri, quando però siano sicuri di poter correre velocemente. Ma se non saranno ammaestrati bisogna avvertire di non li lasciar tirare dagl'inimici a far questo per forza. Fin ora ho dichiarato l'ordine che si deve osservare per far belle mostre nel provarsi. Ma se il Capitano averà cavallo di gran lena cavalcherà sempre fuori dell'ordinanza, e starà sempre su'l maneggio: e faranno l'istesso coloro che sono in sua compagnia; onde il Senato vedrà del continuo maneggiar qualcuno: nè per questo i cavalli riposandosi or l'uno, or l'altro si stancheranno. Nientedimeno se la mostra si farà nel corso, allora sarà bene ordinarli in guisa che quelli che sono in fronte, finito il corso, si rivolgano a tutta briglia contra coloro che son nel mezzo. Bellissima cosa è anco a vedere, quando le Tribù nell'assaltarsi, correndo si danno la fuga l'una con l'altra e si tengono dietro velocemente; e quando i Generali della cavalleria guidando cinque Tribù, una parte delle Tribù passa per l'altra e la rompe. Perche in questa sorte di mostra rende spavento il vedere che coloro che stanno all'incontro l'un dell'altro, vadano a incontrarsi a tutta briglia. [p. 319 modifica]Rende similmente grandezza, quando si assaltano a mezzo il corso e fanno di nuovo testa l'un contra l'altro; e quando al suon della tromba si mettono a correre un'altra volta velocissimamente. Veramente questa è cosa graziosissima da mirare. E quando saranno fermati oggimai al terzo segno della tromba bisogna che replichiate l'assalto l'un verso l'altro a tutto corso; e mentre questi assalti abbiano durato finche siate stanchi, vi metterete tutti in uno squadrone al solito, e correte fin in corte. Questa maniera di mostra mi par che sarà più bellicosa, ed anco per la novità più dilettevole. Perche esser più lenti nelle corse che non sono i Condottieri, e cavalcare nella guisa che fanno essi, par che sia cosa indegna del Generale. Ma quando di doverà far la mostra nel Circo dell'Academia, voglio ricordare, accioche non cadano da cavallo, che nello spiccarsi alla carriera debbono chinarsi, e piegarsi innanzi. E similmente accioche i cavalli non cadano ancor essi nel girarsi li tengano su la briglia: ma quando il corso è dritto, che allentando le redine li spingano a più potere. Perche a questo modo il Senato sarà spettatore di una cosa sicura e bella. Il generale deve sempre aver a cuore che in viaggio nè i cavalli nè i cavalieri si stanchino. I cavalli non si stancheranno se alcuna volta coloro che li cavalcano smonteranno, e camineranno qualche particella a piedi; la qual cosa fatta modestamente provvede che anco i cavalieri non si stancano. Perche la modestia in tutte le tue azioni non ti lascierà errar mai. E l'una e l'altra cosa [come può giudicare ognuno da se medesimo] è fondata nel farla senza fatica. Ma quando caminerai per luoghi dove tu temi d'incontrarti con gl'inimici; allora farai sì, che or l'una parte dell'esercito, or l'altra solamente si riposi; perche sarebbe troppo pericoloso che gl'inimici si accostassero in tempo che tutti fossero smontati da cavallo. E se per avventura farà di mestiero condur le genti per luoghi stretti; allora facendo intendere la tua deliberazione di mano in mano, bisognerà guidarle alla sfilata. Ma uscito in strade larghe, di nuovo ad un cenno facciasi allargare la fronte a ciascuna Tribù. E se arriverai in campagna tutte le Tirbù si ridurranno in battaglione; perche questa maniera di esercitarsi gioverà grandemente; ed è più grato assai nel fin de' viaggi mutar il modo del marciare alle squadre de' cavalli. Quando poi s'incaminerà l'esercito fuori di strada per luoghi malagevoli, tornerà molto a proposito, vadasi per paese nemico, ovvero amico prender alquanti soldati per ogni compagnia, ed inviarli innanzi con le insegne; li quali se s'abbatteranno in luoghi difficili a passare, provveggano di trovarne di facili e ne diano avviso agli altri cavalieri, accioche tutti non fallino la strada. Ma se la cavalleria si trovasse in qualche disconcio, sarà offizio del prudente Generale appresso i primi che sono andati a scoprire il paese, mandarne degli altri innanzi, per trattener gl'inimici. Giova similmente così nell'assaltare, come nel far testa contra gli assalti, e nel trattenersi a' passi che la cavalleria nella retroguardia, seguendo il Capitano non stia a bada. Questi ricordi sono conosciuti quasi da tutti, ancor che ve ne siano assai pochi che vogliano sofferire di mandarli ad effetto con diligenza. Egli è parimente offizio di Generale della cavalleria informarsi in tempo di pace de' luoghi e paesi così amici, come degli inimici, e se per avventura egli non ne sarà informato, almeno chiami degli altri presso di sè che siano informatissimi di ciascuno in particolare; perche ci è gran differenza da un Capitano prattico ad uno che non sia prattico del paese. E colui che tenta d'ingannare gli avversari se conosce le strade supererà di gran lunga quell'altro che non le conosce. Bisogna avvertire oltre di ciò che gli stia preparato, prima che la guerra si faccia sentire, di spie che sappiano fare l'esecuzione, non solamente delle città neutrali, ma di mercatanti. Perche le città ricevono continuamente di buona voglia come affezzionati che portano loro dentro alcuna cosa. Similmente i fuggitivi finti giovano alle volte grandemente. Nè però bisogna prestar fede di tal maniera alle spie che si tenga poca cura delle sentinelle e de' presidi; ma è necessario che stiamo sempre apparecchiati in modo come se fosse giunto avviso che s'appressano gl'inimici. Percioche quantunque le spie siano fedeli nondimeno alcuna volta non possono avvisarci in tempo, principalmente nascendo nelle guerre molti impedimenti. Gl'inimici non potranno intender così bene, quando si condurrà fuori la cavalleria, se ella si condurà con Capitani occulti piuttosto che a suon di Tromba, ovvero pubblicandone il bando. Ed a guidarla fuori con questa sorta di governo, gioverà creare i Decurioni ed insieme co' Decurioni i Quincurioni, accioche ognun di loro il faccia intendere a minor numero di soldati che si può; ed accioche i medesimi Quincurioni facciano la fronte più lunga senza tumulto e senza disordine; li quali però, quando la occasione il ricerchi, guidino le squadre così al dritto come per fianco. E se sarà bisogno di star su l'avviso e di temere, egli sarà necessario aggiungere una guardia. Veramente le spie e le guardie occulte mi piacciono sempre; perche a questo modo in un sol tratto assicuriamo[p. 321 modifica]gli amici, e tendiamo delle insidie agl'inimici; e che i nostri, essendo occulti, siano men sottoposti agl'inganni, e rendano maggiore spavento agli avversarj. Perche saper che in alcun luogo ci siano guardie; ma non saper dove siano, nè quante siano; questo non lascia che gli animi si fidino; anzi fa che stiano sempre in sospetto ovunque vanno. Ma le guardie palesi danno indizio aperto o di timore, o di confidenza. Si potrà parimente,disponendo in luoghi occulti gli aguati, inviar innanzi alcuni pochi li quali tentino gl'inimici, e li tirino nell'imboscata. Giova anco ad ingannar gl'inimici, lasciar vedere un corpo di soldati dietro l'imboscata, come se facessero la guardia palesemente; perche non altrimenti questa maniera inganna gl'inimici di quella che ho raccontata pur ora. Ma egli è offizio di Capitano eccellentissimo non si metter mai volontariamente a rischio alcuno se prima egli non ha ben investigato di dover vincere, e di qualche danno agl'inimici; perche il compiacere a' desiderj degli avversari, piuttosto è un tradir i compagni che valore. Offizio di buon Capitano è similmente assaltare gl'inimici in quella parte delle lor genti che è la più debile dell'altre, ancorche ella fosse la più lontana. E se gl'inimici camineranno in alcun luogo per paese pacifico ed amico, quantunque siano molto superiori, nondimeno gioverà assai assaltarli principalmente in quelle parti dove essi avevano men sospetto. Si soccorreranno ancor l'uno e l'altro insieme; perche quando una parte si ritira, l'altra che spinge innanzi e si dirizza ad un'altro verso all'assalto, travaglierà gl'inimici e conserverà i suoi. Nè vi è dubbio alcuno, come già molto tempo si è veduto per prova, che giova grandissimamente investigare col mezzo delle spie le forze e disegni degl'inimici. Ma il miglior partito a parer mio che noi possiamo prendere sopra tutti gli altri è questo; che noi tentiamo solamente quelle cose nelle quali possiamo vedere, e considerare sicuramente che gl'inimici facciano errore.E quando si possa levar loro alcuna cosa di nascosto, bisogna mandar uomini atti a questo affare; e quando è conceduto il rubare, mandar chi rubi. Ma se per avventura, mentre gl'inimici caminano a qualche verso, lasciano alcuna cosa addietro per trovarsi deboli di forze, ovvero una parte di loro per troppa confidenza si separi dall'altra; bisogna sapere anco questo; che il più debole non fa mai altro che machinar qualche inganno al più possente. Della qual cosa ognuno può venir agevolmente in cognizione, se avvertirà a questi esempj; perche anco quegli animali che son da men degli uomini di consiglio e d'intendimento, come i nibbj, possono [p. 322 modifica]quando trovano qualche cosa mal custodita rapirla; e rapita che l'hanno ritirarsi in alcun luogo sicuro, prima che siano giunti. Nella istessa maniera i lupi fanno preda delle cose che non sono custodite, ovvero rapiscono quelle che si trovano in luoghi occulti; e sopragiungendovi qualche cane, se gli par men possente, il lupo va ad assaltarlo; ma se più possente, finalmente ucciso quale egli si sia si parte. Ed è manifesto se non hanno timore della custodia e della guardia, che si ordinano in guisa da se medesimi, che altri tengono i custodi addietro ed altri rapiscono gli animali; ed in questa maniera si provveggono da vivere. Dunque avendo gli animali e le fiere tanto di prudenza che possono far queste prede; che cosa ci vieta di credere che l'uomo non sia bastante a farsi vedere più ingegnoso di quei medesimi animali che si prendono con artifizj umani? Ma colui che si diletta dell'arte della cavalleria, deve sapere quanto lontano un cavaliere possa giugere un pedone; e similmente per quanta distanza di viaggio i cavalli lenti possono da' veloci uscir dalle mani. Ricerca anco l'esercizio cavalleresco aver notizia de' luoghi dove i cavalli possono con facilità esser superati da' fanti; ed all'incontro dove i fanti possono esser superati agevolmente da' cavalli. Bisogna parimente che egli sia così artifizioso, che quando i cavalieri siano molti, sappia far vedere che siano pochi; e dall'altro canto quando siano pochi, che pajano molti; ed appresso questo che essendo egli presente venga creduto che sia lontano; e quando lontano, che sia presente. Nè bisogna solamente che sappia ingannare gl'inimici; ma eziandio ingannando i medesimi cavalieri che sono sotto il suo comando, anderà ad assaltare gl'inimici all'improvviso. Egli è anco precetto dell'arte da non stimar poco quando si troverà disuguale e di minor forza degl'inimici, tener i suoi in timore; accioche non tentino di combattere; ma quando giudicherà di aver esercito più valoroso, farli confidenti; accioche vadano a menar le mani. Perche a questo modo non patirai sorte alcuna di ruina o di offesa; e vincerai gl'inimici sprovveduti affatto e senza consiglio. Nondimeno accioche non paja che io voglia insegnar cose che non si possano metter in esecuzione, ora comincerò a distendere il modo come si debbano far quelle cose che pajono più difficili dell'altre. Dunque accioche non rimanga ingannato colui che vuol dar la caccia o ritirarsi, questo consiste nella virtù del cavallo. Ma in che maniera si avvezzerà egli e farà questo maneggio? Se egli attenderà alle scaramuccie da burla, e che rappresentano le guerre da davvero; le quali si fanno ancor esse così dandosi la caccia l'un l'altro come ritirandosi [p. 323 modifica]Desiderando poi di far parere che tu abbi gran cavalleria; primieramente potrai far così; quando però il sito lo comporti; mostrar quest'apparenza lontana dagl'inimici; perche siamo più sicuri d'ingannarli di lontano che da presso. Dappoi è da sapere che i cavalli uniti insieme pajono molti più per la grandezza dell'animale; ma sparsi quà e là si possono annoverare facilmente. Oltre di ciò la cavalleria parerà maggior assai se dentro vi si spargeranno de' somieri, principalmente se porteranno in mano delle lancie, ovvero altra cosa simigliante alle lancie: e mostrerai questa apparenza o stia ferma la cavalleria, ovvero camini; perche di necessità l'ordinanza parerà a questo modo molto maggiore e più densa. Ma quando l'intenzion nostra sia di far che molti pajano pochi; se il sito sarà tale che possiamo nascondere la cavalleria sarà in tuo arbitrio smembrarla e nasconderla; e mettendone parte in luogo aperto; parte in occulto, aver de' cavalli all'improvviso e di nascosto. Nondimeno quando il sito sia aperto e piano bisogna che le Decurie, caminando in ordinanza, vadano ad una ad una separate dall'altre; ed i cavalieri d'ogni Decuria che saranno situati verso gl'inimici tengano le lancie dritte; ma gli altri abbassate e nascoste verso terra, siche da loro non si possano vedere. Si doveranno parimente spaventare gl'inimici con le imboscate finte con soccorsi non veri e con novelle false. Perche pur allora gl'inimici si confidano più che mai, quando sentono che le cose de' loro avversarj sono in tristo stato e piene di travagli. Con questi esempj che ho raccontati il Generale della cavalleria si affaticherà continuamente alla giornata d'ingannare gl'inimici. Veramente non ci è cosa più giovevole nella milizia che l'arte degl'inganni. Perche se i fanciulli giuocando mettono sempre innanzi tutte le cose che possono per ingannare, di maniera che avendo poco paja che abbiano assai; ed all'incontro mostrando molto, paja che abbiano poco; perche finalmente non potranno gli uomini, quando mettono pensiero alle fraudi e dagl'inganni machinar cose di questa maniera? Conciosiache se vogliamo considerare le vittorie acquistate in guerra, troveremo che la maggior parte e le più importanti, sono con artifizj e con inganni riuscite felicemente. Onde fa di mestiero, o di non chiedere al principio carico di questa sorte, ovvero pregare gl'Iddj che ci diano grazia di far debito nostro provveduti di tutte cose necessarie; e che non per tanto noi rimaniamo a tutto il nostro potere di machinar continuamente. Ma quelli che averanno la comodità del Mare per ordir le imboscate, abbiano de' legni in pronto; nondimeno combattino in terra [p. 324 modifica]ovvero fingendo per terra di volerli tirare negli aguati, assaltino gl'inimici a battaglia navale. Ed è molto a proposito del mestier dell'armi a cavallo che il Generale della cavalleria faccia conoscere alla città che i cavalieri senza compagnia di pedoni sono di poco giovamento. Deve parimente il Generale della cavalleria farsi spalla con la fanteria e potersene servire. Si possono anco nascondere i fanti non solamente fra' cavalli; ma eziandio alle spalle: specialmente essendo il cavaliere maggior assai del pedone. Tutte queste cose che io vado machinando e tutte quelle altre che per l'avvenire verranno machinate da altrui con intenzione di superar l'inimico o con l'ingegno, o con la forza; consiglio che si facciano col favor di Dio; accioche oltre il ringraziar la fortuna, sappia che gl'Iddj gli sono favorevoli. Giova similmente alcuna volta agl'inganni, fingere di esser negligente; ma non però mettersi a' pericoli manifesti. Perche questi effetti spesse volte invitano gl'inimici e sono cagione che i meno accorti facciano degli errori. E se alcuno almeno una sol volta si sarà mostrato sprezzatore de' pericoli, egli potrà anco in tempo che stia indarno, se però fingerà di far qualche cosa, dar travaglio agl'inimici. Nientedimanco niuno può fingere cosa alcuna di quelle che egli vuole, se prima non ha fatto apparecchio di tutto ciò che finge, in tal guisa che possa valersene da davero. Perche niun soldato sarà così pronto ed affezzionato verso il suo capitano, o crederà che egli sia più accorto delle scaramuccie e nelle battaglie che si fanno agl'inimici, se Iddio non permetterà che così sia. Ed il Generale della cavalleria s'acquisterà l'amore di coloro a' egli quali comanda con cose di questa sorte trattandoli dolcemente, avendo cura di loro e provvedendo che abbiano del grano e possano ricoverarsi facilmente in luogo sicuro; ordinando e disponendo le sentinelle accioche si ristorino e si mettano a riposare. Ma ne' presidj il Capitano deve mostrare che egli attende a far provvisione di vettovaglie, di strami, di padiglioni, di acqua e delle sentinelle; ed anco provvedere e star attento all'utile di coloro a' quali egli comanda; e se per avventura si trova fornito d'alcuna cosa di vantaggio è onesto che la dispensi fra tutti. E per dirlo in poche parole, il Capitano sarà tenuto in pregio, se egli farà vedere che sa meglio d'ognuno metter ad effetto da semedesimo tutte quelle cose che desidera esser esequite dagli altri. Dunque il Capitano comincierà dal montar a cavallo e conserverà ben a memoria tutte le cose che si convengono alla milizia cavalleresca, accioche veggano che egli che è il principale, stando [p. 325 modifica]a cavallo, sa saltare i fossi, superare i ripari, uscir di luoghi malagevoli e lanciar l'armi per eccellenza; perche ciascuno di questi effetti giova assai a far che non sia tenuto poco conto del Generale. Ma se crederanno oltre di ciò che egli sappia e possa far sì, che si vincano gl'inimici; ed appresso questo se si fonderanno su questa opinione che egli non vada contra gl'inimici, e che non muova guerra temerariamente, nè contra il volere degl'Iddj, nè contra gli augurj; tutte queste cose rendono i soldati molto più ubbidienti verso il Capitano. E veramente ognuno che comanda altrui vuol sopra il tutto esser prudente; ma il Generale della cavalleria Atenieste deve avvanzare tutti gli altri così nella religione, come nel saper ciò che si pertiene all'arte militare. Perche egli ha confinanti certi avversarj che così di quantità d'uomini, come di cavalli gli sono quasi uguali; e si trovano forniti di un gran numero d'armati di corazza; onde se egli tenta con la sua cavalleria di assaltare il paese nemico, senza altro ajuto della città contra queste due sorti di genti si metterà a manifesto pericolo. Ma se gl'inimici verranno ad assaltare il territorio Ateniese non s'appresseranno in altra maniera che uniti con altra cavalleria, ed oltre ciò con la spalla di tanta quantità di gente armata di corazza, che gli Ateniesi dispereranno tutti in uno di sostentar l'impeto loro. Nondimeno se la città unita insieme uscirà fuori con l'esercito contra così gran numero di nemici, dobbiamo aver ferma speranza che possa difender il paese d'Atene; percioche la cavalleria sarà migliore con l'ajuto di Dio, se alcuno ne prenderà quel governo che si deve. Similmente gli armati di corazza non saranno inferiori di numero o di bontà, nè di corpo men robusti, ovvero di animi men desiderosi d'onore se verranno ammaestrati con quegli esercizj che si conviene. Nè gli Ateniesi hanno minor cagione di gloriarsi de' lor maggiori di quello che hanno i Beozj. Ma se la città vorrà fondarsi su l'armata di mare, e le basti tener gl'inimici lontani dalla muraglia, come fece a quel tempo che i Lacedemoni uniti con tutto il rimanente della Grecia andarono ad assaltarla; e voglia dar l'onore solamente alla cavalleria di conservare tutto il paese fuor delle fortezze,e che ella sola si metta a rischio contra gl'inimici, allora finalmente bisogna desiderar per li più valorosi compagni che possiamo avere, gl'Iddj. Dappoi è necessario che il generale della cavalleria sia un'uomo in somma perfezzione, e perito dell'arte della guerra; perche ivi fa di mestiero di maggior prudenza, se però l'occasione la ricerca, dove gli avversari sono superiori di numero e di ardire. [p. 326 modifica]Bisogna oltre di questo, per opinion mia, che egli sia atto a sofferir ogni fatica; perche mettendosi a rischio contra un’esercito così fatto che tutta la città non possa fargli resistenza, sarà astretto senza dubbio a far tutto ciò che vorranno i più possenti di lui; ma egli non potrà far così con essi loro. E se vorrà conservare le cose che sono fuori de’ luoghi forti egli potrà far questo con tal numero di gente che non gli sia vietato riconoscere gl’inimici e ritirarsi, quando l’occasione il ricerchi, ad un batter d’occhio in sicuro. Egli è possibile parimente che pochi di coloro non meno che molti, provveggano e facciano queste guardie, ed assicurino in tempo le cose degli amici; li quali non si fidano in semedesimi, Nota. nè anco nella cavalleria; perche la paura è la miglior guardia d’ognaltra. Dunque colui che eleggerà le guardie di gente così fatta forse non farà male. Ma se di coloro che gli saranno avvanzati oltre le guardie alcuno penserà di poter formare un’esercito egli lo formerà molto debole; per la qual cosa rimasto senza esercito intiero e perfetto non potrà se non mettersi a’ pericoli manifesti. Nondimeno se egli se ne valerà come di masnadieri essi per questo affare, come è verisimile, saranno assai. Deve oltre di ciò [per opinion mia] il Generale della cavalleria tener continuamente i suoi soldati in punto, quasi egli sia per fare qualche fazzione, e starsi in luoghi occulti; accioche se le genti nemiche fanno qualche errore possa notarlo. Perche i soldati, quanti più sono maggiormente sogliono errare e far delle cose che non stan bene; conciosiache, o vadano i soldati a provvedersi di vettovaglie; si sbandano da sestessi; ovvero, mentre marciano, tutte le cose sono in confuso, caminando alcuni e fermandosi addietro alcuni più del dovere. Onde non bisogna lasciar passare questi errori senza castigo; perche se si farà altrimenti tutto il paese sarà scorso dall’esercito nemico. Sopra ognaltra cosa bisogna avvertire, se coglierà d’improvviso gli avversari in qualche fazzione che egli si ritiri in luogo sicuro prima che sopragiunga maggior soccorso. Nondimeno avviene spesse volte che l’esercito nel marciare s’abbatte in certe strade dove molta gente contra poca non ha vantaggio alcuno. E quando gl’inimici passano i fiumi, se sarai attento e che tu li segui accortamente, di leggiero potrai venire a conflitto con quanti di loro vorrai. Torna comodo parimente alle volte assaltarli mentre piantano gli alloggiamenti: mentre sono a pranzo: mentre cenano: mentre levano da dormire: perche in tutte queste occasioni i soldati sogliono disarmarsi, i pedoni per poco spazio di tempo, ma i cavalieri per molto di più. Alle spie, [p. 327 modifica]ed alle prime sentinelle si debbono tender delle insidie prudentemente; perche sogliono esser in poco numero, ed alle volte allontanarsi molto dal campo. Ma se gl'inimici usano diligenza in tutti questi particolari sarà bene, dopo avuto da Dio nel sacrifizio buoni segni, assaltar il campo d'improvviso; informandosi però con ogni esquisita diligenza quali siano tutti quelli che da ogni canto del campo sono i primi delle sentinelle. Perche non ci è preda alcuna così famosa, quanto quella delle sentinelle e delle guardie, se elle si fanno prigioni. E non è dubbio che le guardie non siano facili da ingannare; perche vanno dietro ogni minima cosa con pensiero che gli ordini dati loro siano questi. Nondimeno dobbiamo considerare dove possiamo ritirarci; e che la ritirata non sia dalla contraria parte di quelli che doveranno soccorrerci. Veramente fa di mestiero che coloro che sono bastanti a far qualche danno ad un'esercito ben armato senza rischio loro e senza travaglio siano tanto eccellenti, che nelle cose militari pajono esercitatissimi e gl'inimici paragonati con loro ignoranti ed inesperti affatto. Ma bisogna primieramente considerar questo, che coloro i quali debbono inviarsi a predare siano esercitati nelle rassegne e nelle corse; accioche possano reggere a queste fatiche soldatesche; perche quando o i cavalli, ovvero i cavalieri siano inesperti in questi particolari, senza dubbio pareranno tante femine che combattano contro uomini. Ma quelli che averanno imparato, e si saranno esercitati a saltar fossi, passar ripari, scender luoghi scoscesi; e correr per colli a tutta briglia; saranno tanto superiori agli altri non esercitati ed inesperti, quanto gli animali aerei e con le penne a' terrestri sono superiori. Similmente quelli che hanno im piedi esercitati sono tanto migliori di quegli altri che non sono esercitati a caminar per luoghi aspri quanto i sani de' zoppi. E quelli che hanno prattica de' luoghi, avvanzando nell'entrar ne' paesi, e nel ritirarsi, tanto quegli altri che non ne hanno prattica, quanto coloro che veggono comodamente, avvanzano i ciechi. Deve saper anco quel tale che fa il mestier dell'armi a cavallo che i cavalli di buona carne sono più atti a sopportar ogni fatica, che non sono i tanto grassi che quasi scoppino. E perche le redine de' morsi e gli staffili delle staffe sono molto comodi fati di cuojo, bisogna che il Generale della cavalleria provvegga che mai non ne manchi, principalmente potendosi con poca spesa far che coloro che ne son senza possano adoperarsi ed entrar in battaglia. Ma se sarà alcuno a cui paia che [p. 328 modifica]la milizia a cavallo sia troppo travagliosa, essendo necessario trattarla in questo modo; bisogna che questo tale consideri che coloro li quali si esercitano ne' giuochi della lotta sofferiscono molti più impacci e di maggior importanza che non fanno quelli che con ogni esquisita diligenza attendono alla milizia del cavaliere. Perche quelli che si esercitano nella lotta, perlopiù sudano; ma nell'esercizio cavalleresco sono le cose per la maggior parte di grandissimo contento. Percioche se uno desidera diventar uccello, non si trova effetto alcuno dell'uomo tanto simigliante al volare quanto l'arte del cavaliere. Appresso ciò la vittoria acquistata guerreggiando è più gloriosa assai che giocando alle braccia; perche di questa vittoria la Repubblica ne sente parte: dimanierache molte essendo le cose che dipendono dalla vittoria, così gl'Iddj coronano le Repubbliche con felicità molto grandi; siche non so imaginarmi se si trova alcun'altra cosa di maggior giovamento che attendere all'esercizio ed all'arte della guerra. Dobbiamo similmente considerare che i corsali avvezzati alle fatiche possono provvedersi il vivere da quelli che son lor di gran lunga superiori e di maggior stima. Non si disdice appresso ciò a coloro che si sostentano, vivendo in Terraferma ed hanno carestia di vettovaglie, andar in corso; perche o bisogna far qualche esercizio, ovvero provvedersi del vitto con le cose già fatte e fornite con le altrui fatiche; altrimenti egli è difficile poter vivere ed istar in pace. Egli deve avvertir oltre di questo, di non andar mai ad assaltar coloro che stima dovergli rimaner superiori; principalmente quando egli abbia alle spalle sito di tal maniera che sia malagevole da passare a cavallo; non andando l'error di pari, così di quelli che fuggono, come di quelli che danno la caccia. Ora io giudico che egli si debba ricordare anco quest'altro avvertimento; perche ci sono alcuni che quando sono per assaltar gente, alla quale pensano sicuramente di essere superiori, l'assaltano con pochi soldati, dimanierache spesse volte intervien loro quello che speravano far altrui; ma quando vanno contra cui pensano di esser inferiori, escono fuori con quella parte di esercito che si trovano avere. Nondimeno io son di ferma opinione che si debba far al contrario; e quando stimerai di rimaner vincitore non devi risparmiare le tue genti [perche niuno si pentì mai di aver vinto da diverse parti]. Ma quando averai da combattere con gente che ti avvanzi di gran lunga e che tu vegga, quantunque per te non si manchi di far ogni cosa possibile, che nondimeno bisogna dar luogo; tengo che sia meglio esser pochi che molti. Ma eleggansi in [p. 329 modifica]queste fazzioni i più bravi cavalieri, ed i miglior cavalli che ci siano; perche se saranno di questa sorte potranno ed assaltare e ritirarsi più sicuramente. Percioche se per avventura il Generale della cavalleria anderà ad incontrare con tutte le genti un'esercito più valoroso e maggiore con disegno di ritirarsi; per necessità coloro che hanno cavalli mal in ordine rimarranno prigioni; ed alcuni per essere senza staffe caderanno da cavallo; e ad altri per la strettezza de' luoghi sarà tagliata la strada; percioche non è così agevol cosa trovare luoghi che siano secondo il voler nostro; ma rispetto la quantità della gente certi impediti l'un con l'altro si offenderanno in molte maniere. Nondimeno i cavalli generosi ed anco i cavalieri possono levarsi loro dalle man; principalmente quando alcuno che chi di spaventarli, fingendo la sua cavalleria molto maggiore che ella non è. Giovano parimente in questo le imboscate finte. Torna comodo eziandio trovar qualche invenzione di far che gli amici e collegati mostrandosi da luogo sicuro e forte faccian sì, che coloro che seguitano i nostri vadano più lenti. Oltre di ciò egli è chiaro che più agevolmente i molti sono avvanzati da' pochi che i pochi da' molti, non solamente nelle fatiche ma nella prestezza. Nè dico questo perche rispetto all'esser pochi possano affaticarsi maggiormente ed esser più veloci; ma perche è più facil cosa trovar pochi che molti, li quali abbiano cura de' loro cavalli come si deve, ed attendino prudentemente all'arte della cavalleria. Ma venendo l'occasione di combattere alle strette con la cavalleria, veramente io stimo che sarebbe ottima cosa divider ogni Tribù in due squadre; una delle quali obbedisca al Condottiere, l'altra a chi parerà a lui che un tal carico si convenga; e costui fra tanto seguiterà alla coda l'altra squadra guidata dal Condottiere. Ma quando gl'inimici si avvicineranno anderà ad assaltarsi oltre ogni lor credenza; perche a questo modo io stimo che i nostri si scopriranno agl'inimici più spaventevoli e più difficili da esser superati. E se l'una e l'altra parte sarà fornita di fanteria, ed una parte avendola nascosta dietro la cavalleria, la faccia uscir fuori d'improvviso ed andar all'assalto, egli pare che facilmente ella possa rimaner vincitrice. Perche io vedo che gli uomini dalle cose improvvise,quando elle sono buone e piacevoli cavano maggior diletto; ma quando triste e dannose spavento maggior assai. Queste cose si sanno molto bene da colui che considererà da sestesso quanto rimangano storditi e spaventati coloro che cadono nelle imboscate,ancor che siano in maggior numero che non sono gl'insidiatori; ed allora che gl'inimici [p. 330 modifica]si presentano loro incontra, quanto da' primi agli ultimi il terrore vada crescendo. Ma egli non è molto malagevole descrivere queste cose; nondimeno questo finalmente è offizio di eccellentissimo Capitano della cavalleria, trovar persone che vadano ad assaltare gl'inimici prudentemente, fedelmente, prontamente ed animosamente. Perche è necessario che egli sia valente parlatore e tratti di quelle cose con le quali coloro che stanno sotto il suo comando veggano, che dall'obbedire, dallo star uniti e dall'andar tutti insieme ad assaltar gl'inimici cavino giovamento; e desiderino oltre di questo udir qualche fatto egreggio; e possano esequire pazientemente tutte le cose che intenderanno. E se alle volte con gli eserciti in ordinanza, ovvero lasciando qualche paese libero fra l'una e l'altra cavalleria sarà in arbitrio de' cavalieri di far qualche scaramuccia, dandosi la caccia l'una e l'altra parte e ritirandosi; sogliono per lo più in occasioni simiglianti moversi di quà e di là nel principio lentamente; ma nel mezzo correre a tutta briglia. Nondimeno se alcuno darà prima indizio di dover fare a questo modo e poi si abbandoni a tutto corso ed insieme insieme, combattuto un poco, si ricoveri in sicuro, egli farà di grandissimi danni agl'inimici; e come io credo, conseguirà questo sicurissimamente quando egli darà la caccia a briglia sciolta, essendo vicino a' suoi alloggiamenti; e quando egli userà la medesima velocità ritirandosi dal campo nemico. Ma chi potesse nascondere da parte quattro, o cinque soldati, e cavalli de' più bravi per ogni squadra essi andarebbero ad assaltar gl'inimici ardentissimamente nella ritirata. Nondimeno questo non si può far sempre; ma bisogna governarsi del continuo secondo l'occasione; e considerando le cose che abbiamo davanti gli occhi eleggere il meglio. Perche il distendere con la penna tutto ciò che si deve fare è cosa facile non meno che saper tutte le cose che hanno a venire. Ma fra ognaltro precetto mi par che questo sia notabilissimo; procurar l'esecuzione di tutto quello che ti rende giovamento. Perche delle cose che sono giudicate di star bene non si cava alcuna utilità nell'Agricoltura, nè nell'arte Marinaresca, nè esercitandosi magistrato, se non ci è chi provvegga che elle siano poste ad effetto. E son di opinione che col favore degl'Iddj i cittadini faranno con maggior prestezza un corpo di cavalleria sin al numero di mille, e più agevolmente anco se ve ne aggiungeranno al rollo ducento di altri paesi e li facciano cavalieri. Perche egli pare che quella aggiunta debba esser cagione che tutta la cavalleria osservi fedeltà molto meglio, e divenga similmente più bramosa di lode nella virtù [p. 331 modifica]militare. E veramente io so che allora la cavalleria de' Lacedemoni cominciò ad esser famosa, quando vi aggiunsero cavalleria forestiera; e veggo parimente in altre città perVtutto che i cavalieri forestieri sono approvati e lodati assai; perche la necessità li fa divvenir velocissimi. PerVcomperar cavalli par a me che debbano contribuire il denajo coloro i quali non sono punto inclinati all'arte della cavalleria; poiche anco quelli che sarebbero molto atti a questo esercizio, e che vengono descritti sogliono pagar certa somma di denari per liberarsi da questo peso. Però verranno contribuiti da questi ricchi li quali sono deboli di corpo; ed anco da pupilli (credo io) che hanno le lor facoltà molto grandi. Stimo oltre di ciò che vi saranno de' contadini che desidereranno esser descritti in questa cavalleria. Perche vedo che in tutte le altre cose importanti ed onorate che sono fatti partecipi da' cittadini alcuni di loro si sogliono portare diligentemente e far quanto vien ordinato. Ma la fanteria unita con la cavalleria [a giudizio mio] farà di gran cose quando però ella sia eletta del numero di coloro che hanno più cattivo animo d'ognaltro contra gl'inimici. E tutte queste cose si faranno, essendo primieramente approvate dagl'Iddj. E se alcuno si meraviglia che così spesso io scriva che le azzioni nostre si debbono trattare col favor di Dio egli sappia se gli verrà spesso occasione di pericolare che non si meraviglierà tanto; e similmente se considererà da semedesimo che gl'inimici in tempo di guerra cercano di farsi l'un l'altro degl'inganni; ma dove stiano nascosti ed occulti questi inganni, rare volte si può sapere. Non per tanto in questi particolari si trova alcuno così accorto che sappia mostrare il modo come si colga su 'l fatto, dagl'Iddj in fuori, li quali sanno tutte le cose e le notificano innanzi tempo così nelle vittime come negli augurj, ne' portenti e ne' sogni. Ed è da credere che gl'Iddj debbano più volentieri consigliare d'intorno queste cose coloro da' quali non solamente, quando si trovano in necessità, sono chiesti gli oracoli per sapere ciò che hanno a fare: ma eziandio quando sono in felice stato, vengono riveriti ed adorati.


FINE DEL CARICO DEL GENERALE
DELLA CAVALLERIA