Terremoto della Calabria del 27 marzo 1638

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Terremoto della Calabria del 1638
Data27 marzo 1638
Ora22
EpicentroBacino del Savuto
39°10′30.79″N 16°17′50.06″E / 39.17522°N 16.29724°E39.17522; 16.29724
Stati colpiti Regno di Napoli
Intensità MercalliXI
VittimeTra 10.000 e 30.000
Mappa di localizzazione: Italia
Terremoto della Calabria del 27 marzo 1638
Posizione dell'epicentro

Il terremoto del 27 marzo 1638 fu un terremoto catastrofico che colpì una area molto vasta della Calabria nei giorni 27 (sabato, antivigilia delle Palme) e 28 marzo (domenica delle Palme) del 1638.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'analisi delle fonti, sia documenti di archivio (per es., le relazioni ad Limina dei vescovi, i documenti del "Fondo Notai" negli archivi locali, regesti della Regia Camera della Sommaria e dei fogli di «Avvisi compilati») che opere di storiografia del XVII secolo hanno permesso di ricostruire la sequenza degli eventi mostrando che nei giorni 27 e 28 marzo 1638 si sono verificate tre differenti scosse principali che hanno comportato la distruzione di oltre 100 villaggi e la morte di un numero di persone stimato fra 10 000 e 30 000[1]:

Giorno Località Lat. Lon. Intensità epicentrale X 10 (MCS) Intensità massima X 10 (MCS) Magnitudo equivalente (Magnitudo momento)INGV - Dati sismologici di lungo periodo
27 marzo Bacino del Savuto 39.11 16.27 11 11 6.8
28 marzo Piana di Sant'Eufemia 38.96 16.26 11 11 6.6
28 marzo Serre occidentali 38.68 16.23 9.5 10 6.6

27 marzo: Bacino del Savuto[modifica | modifica wikitesto]

La prima scossa si verificò alle ore 22 del 27 marzo 1638 e interessò soprattutto la zona dell'alto Crati, alle pendici della Sila, della Valle del Savuto e centri lungo la costa tirrenica poco a nord del golfo di Sant'Eufemia. In numerose località si raggiunse un'intensità epicentrale di 11 (MCS); vennero distrutte fra l'altro Martirano, Rogliano, Santo Stefano di Rogliano, Grimaldi, Motta Santa Lucia, Marzi e Carpanzano. Furono distrutti più o meno completamente 17 centri abitati sulla costa tirrenica, per es. Amantea; ma danni lievi furono rilevati perfino a Maratea (a nord) e a Reggio Calabria (a sud). Secondo la relazione ufficiale del consigliere Ettore Capecelatro, inviato nelle Calabrie viceré spagnolo, complessivamente furono distrutte oltre 10 000 abitazioni e altre 3 000 circa divennero inabitabili[2]. Il vescovo di Martirano Luca Cellesi, ferito nel crollo del palazzo vescovile, si rifugiò a Pedivigliano e nella Relazione ad limina dell'anno successivo riferirà che il sisma aveva ridotto la popolazione della sua diocesi da 12 000 a 6 500 abitanti[3].

Nei paesi colpiti dal terremoto la popolazione diminuì anche per le migrazioni che seguono. Numerosi abitanti di Motta Santa Lucia si trasferirono a Decollatura, stimolati anche dalla politica del vescovo Cellesi di popolare i «luoghi montani» abitati fino ad allora solo durante il periodo primaverile-estivo[4]; gli abitanti di Pedivigliano e Pittarella, appartenenti all'università di Scigliano, popolarono i casali di Scigliano nella Sila Piccola, anch'essi disabitati, come Soveria Mannelli e Castagna[5]. Abitanti di Scigliano e Carpanzano si trasferirono ancora verso la lontana costa ionica dando origine alle attuali località di Savelli e Mandatoriccio, con importanti conseguenze di natura sociale e linguistica[6]. Un medico calabrese, tale Pier Paolo Sassonio, predisse l'insorgenza di nuove scosse telluriche: fu fatto catturare dal viceré Ramiro Núñez de Guzmán e condannato a remare nelle galere[7]; in effetti, pochi mesi dopo, l'8 giugno dello stesso anno la Calabria fu sconvolta da un altro terremoto disastrosissimo, questa volta nel Crotonese[8].

28 marzo: Piana di Sant'Eufemia[modifica | modifica wikitesto]

Piana di Sant'Eufemia (1589)

La domenica delle Palme, 28 marzo 1638 due nuove scosse di terremoto si verificarono più a sud, nella Calabria Ulteriore: gli abitanti "sentirono il terreno dondolarsi come dentro un naufragante legno"[9]. L'epicentro del più violento dei due eventi del 28 marzo si verificò nei pressi di Nicastro. A Nicastro si verificò il maggior numero di morti, circa 3.000 persone, di cui 600 rimaste vittime del crollo della chiesa dei Francescani, affollata a causa delle celebrazioni delle Palme. Furono numerosissimi i morti anche a Sambiase, Castiglione Marittimo, Feroleto Antico e Sant'Eufemia, quest'ultimo distrutto da un maremoto. Gravi danni vennero registrati in quasi tutto il lametino.[10]

Sant'Eufemia fu abbandonato e ricostruito in un nuovo luogo. Nicastro, invece, il 20 giugno 1638, poche settimane dopo il terremoto, subì l'assalto dei Turchi che la saccheggiarono[11]. Nacque il comune di Feroleto Piano, oggi Pianopoli, in seguito alla migrazione di alcuni superstiti del distrutto comune di Feroleto Antico. In seguito alle scosse, come era avvenuto peraltro nella valle del Savuto, si aprirono fenditure dalle quali in qualche caso fuoriuscirono acqua o gas solforosi. Questi fenomeni, i contemporanei fenomeni di abbassamento del suolo, unitamente ai preesistenti dissesti idrologici, causarono la formazione di una vasta area paludosa di circa 180 km² fra l'Amato e l'Angitola che rese malarica la Piana di Sant'Eufemia per tre secoli, fino alla bonifica agraria del 1928[12].

28 marzo: Serre calabresi occidentali[modifica | modifica wikitesto]

Di minore intensità, ma pur sempre distruttive, le scosse che si verificarono il 28 marzo nelle Serre occidentali. Narra Domenico Martire che presso l'odierna Vibo Valentia (a quei tempi Monteleone) "s'aperse una certa voragine, che quanto di giorno buttava fumo di zolfo, tanto di notte fiamme"[13]. I danni più gravi furono patiti dai centri di Vibo, Rosarno, Mileto, mentre i centri di Borrello, Briatico, e Castelmonardo furono praticamente rasi al suolo. Sulla costa si verificò il maremoto: secondo Giulio Cesare Recupito (1581-1647) sul litorale di Pizzo il mare, dopo essere arretrato per circa 2000 passi[14], si riversò sulla spiaggia con effetti rovinosi[15].

Località[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio interessato dal terremoto del marzo 1638 fu molto vasto, interessò oltre un centinaio di villaggi. Nella seguente tabella, costruita in base al Catalogo dell'Istituto nazionale di geofisica[16] e al Database Macrosismico Italiano del 2004, vengono riportate alcune di queste località ordinate per longitudine:

Località Latitudine Longitudine Intensità al sito (MCS)
Taranto 40.474 17.239 3
Maratea 39.993 15.721 6
Castrovillari 39.814 16.202 7-8
Belvedere Marittimo 39.618 15.863 8
Bisignano 39.513 16.285 8-9
Luzzi 39.446 16.288 9
Cosenza 39.303 16.252 8-9
Carolei 39.253 16.218 9-10
Donnici 39.252 16.301 10
Cellara 39.218 16.334 10
Mangone 39.203 16.334 10-11
Rogliano 39.178 16.323 10-11
Carpanzano 39.147 16.303 11
Scigliano (Calvisi) 39.127 16.306 10
Pedivigliano 39.110 16.305 10
Motta Santa Lucia 39.091 16.290 11
Martirano 39.080 16.248 11
Conflenti 39.071 16.286 10-11
Serrastretta 39.013 16.416 10
Castiglione Marittimo 38.981 16.159 10-11
Gizzeria 38.981 16.206 10
Nicastro 38.974 16.318 11
Zangarona 38.970 16.344 10
Sambiase 38.966 16.282 11
Feroleto Antico 38.962 16.388 10-11
Sant'Eufemia 38.920 16.254 11
Tiriolo 38.947 16.509 9-10
Catanzaro 38.914 16.586 7-8
Maida 38.858 16.365 9
Jacurso 38.846 16.380 10
San Floro 38.837 16.519 10
Curinga 38.826 16.313 8-9
Girifalco 38.822 16.425 10
Castelmonardo 38.783 16.292 10
Francavilla Angitola 38.777 16.271 9-10
Pizzo 38.733 16.159 8
Monterosso Calabro 38.717 16.289 8-9
San Vito sullo Ionio 38.710 16.408 8
Briatico 38.707 16.023 8
Maierato 38.706 16.191 8-9
San Cono 38.683 16.013 8
Filogaso 38.681 16.228 10
Chiaravalle Centrale 38.680 16.412 8-9
Tropea 38.675 15.899 7
Monteleone 38.675 16.102 6-7
Cessaniti 38.663 16.026 8
San Costantino Calabro 38.631 16.073 10
Francica 38.616 16.099 8-9
Soriano Calabro 38.598 16.230 6
Mileto 38.593 16.080 8
Nicotera 38.551 15.938 9
Caridà 38.523 16.135 8
Rosarno 38.487 15.976 8
Plaesano 38.473 16.077 10
Castelvetere 38.381 16.409 6-7
Reggio Calabria 38.108 15.647 5-6

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Galli P. and Bosi V., The catastrophic 1638 Calabrian earthquakes op. cit.
  2. ^ Lutio d'Orsi, I terremoti delle due Calaurie op. cit.
  3. ^ Villella, V., I terremoti del '600 nella relazione di Limina dei Vescovi di Nicastro e Martirano., in Calabria Sconosciuta, vol. 38, luglio - dicembre, 1986.
  4. ^ Pietro Bonacci, Decollatura, vicende sociali e religiose dal Seicento all'Ottocento, Decollatura, Grafica Reventino, 1982.
  5. ^ Mario Felice Marasco, Soveria Mannelli e il suo territorio, Notizie e dati tratti dagli appunti di Ivone Sirianni, San Vito al Tagliamento: Tipografia Sanvitese Ellerani, 1969.
  6. ^ Trumper J.B. Maddalon M. e Chiodo G. L'influenza di eventi macrosismici su alcune discontinuità linguistiche (Calabria), in Saggi dialettologici in area italoromanza. Nuova raccolta, a cura G.B.Pellegrini, Roma : CNR, 1995.
  7. ^ Pietro Giannone, Istoria civile del regno di Napoli, con accrescimento di note &c. fatte dall'autore, e che non si trovano ne nella prima, ne nella seconda edizione, 1831, Tomo VIII, pp. 21-22.
  8. ^ P. Galli e V. Bosi, I terremoti del 1638 in Calabria: identificazione e analisi paleosismologiche della faglia del 9 giugno in Sila. Atti del 21º Convegno Nazionale del Gruppo Nazionale di Geofisica della Terra Solida, 2002 [1][collegamento interrotto]
  9. ^ Francesco Bernaudo, Il tremuoto di Calabria discorso del signor D. Francesco Bernaudo dedicato al Signor D. Antonio Navarrete, etc. In Napoli : Nella stamperia di Roberto Mollo, 1639
  10. ^ I terremoti nella STORIA: marzo 1638, uno “spaventevole terremoto” devasta la Calabria centro-settentrionale, su INGVterremoti, 31 marzo 2015. URL consultato il 19 febbraio 2020.
  11. ^ Vito Teti, "Il terremoto del 1908 in Calabria in una trama di abbandoni di lunga durata". in G.Bertolaso, E.Boschi, E.Guidoboni e G.Valensise (a cura di), Il terremoto e il maremoto del 28 dicembre 1908: analisi sismologica, impatto, prospettive, Roma–Bologna: DPC–INGV, 2008 [2][collegamento interrotto].
  12. ^ Giovanna De Sensi Sestito, Tra l'Amato e il Savuto. Soveria Mannelli : Rubbettino, 1999, ISBN 88-7284-931-4, ISBN 978-88-7284-931-6
  13. ^ Domenico Martire, Calabria Sacra e Profana, Cosenza : Tipografia Migliaccio, 1877.
  14. ^ Circa 3700 metro|metri
  15. ^ Iulij Caesaris Recupiti e Societate Iesu, De nouo in uniuersa Calabria terraemotu congeminatus nuncius, Neapoli : typis Francisci Sauij typogr. cur. archiep., 1638
  16. ^ Enzo Boschi et al., Catalogo dei forti terremoti in Italia dal 461 a.C. al 1990. Roma : Istituto nazionale di geofisica e Bologna : SGA, 1997, ISBN 88-85213-08-1

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]