La Tosca (film 1973)

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La Tosca
Monica Vitti e Gigi Proietti in una scena del film
Titolo originaleLa Tosca
Paese di produzioneItalia
Anno1973
Durata104 min
Generecommedia, musicale
RegiaLuigi Magni
SoggettoLuigi Magni, dal dramma di Victorien Sardou
SceneggiaturaLuigi Magni
ProduttoreFranco Committeri, Ugo Tucci
Casa di produzioneQuasars Film Company, UTI Produzioni Associate
Distribuzione in italianoTitanus
FotografiaFranco Di Giacomo
MontaggioRuggero Mastroianni
MusicheArmando Trovajoli
ScenografiaLucia Mirisola
CostumiLucia Mirisola
TruccoNilo Iacoponi
Interpreti e personaggi

La Tosca è un film del 1973 scritto e diretto da Luigi Magni, liberamente tratto dall'omonimo dramma di Victorien Sardou, rivisto in chiave ironico-grottesca e in forma di commedia musicale, con musiche di Armando Trovajoli e testi delle canzoni dello stesso regista.

Il film è interpretato da Gigi Proietti e Monica Vitti nei ruoli dei protagonisti.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Roma: 14 giugno 1800. Il pittore Mario Cavaradossi dà rifugio al patriota Cesare Angelotti, fuggito da Castel Sant'Angelo.

Il barone Scarpia, reggente della Polizia pontificia, si mette alla ricerca di quest'ultimo servendosi della cantante Floria Tosca, amante di Cavaradossi, facendole credere che il suo uomo la tradisca.

La donna, seguita di nascosto da Scarpia, giunge all'abitazione di Cavaradossi per coglierlo in flagrante, ma lo trova in compagnia di Angelotti. Capito l'inganno in cui è caduta, Tosca cerca a questo punto di aiutare l'amante, ma è ormai troppo tardi.

Scarpia giunge alla casa e scopre Angelotti, che per non essere catturato si suicida. Arresta dunque il pittore per alto tradimento condannandolo alla forca.

Il barone, invaghito di Tosca, le propone di liberare Cavaradossi a patto che lei gli si conceda. Tosca accetta in cambio del permesso per Cavaradossi di uscire dallo Stato Pontificio. Egli acconsente e ordina allora ai suoi sgherri, in presenza di Tosca, di eseguire una fucilazione simulata.

Dopo aver scritto il salvacondotto, Scarpia viene pugnalato alla schiena da Tosca, che corre subito dal suo amante, prigioniero a Castel Sant'Angelo.

Cavaradossi viene però ucciso davvero e Floria si uccide a sua volta per la disperazione, gettandosi dagli spalti della fortezza.

Alcune canzoni del film[modifica | modifica wikitesto]

Mi madre è morta tisica, cantata da Monica Vitti e Gigi Proietti.

Canto dei derelitti, cantato in scena da un coro di comparse, tra le quali si riconosce Alvaro Vitali.

Tremate lo stesso, cantata da Gianni Bonagura, Fiorenzo Fiorentini e dai Cantori Moderni di Alessandroni.

Nun je da' retta Roma, cantata da Gigi Proietti e ripresa nella scena finale da Monica Vitti con testo diverso. In alcune trascrizioni, il titolo è riportato con l'apostrofo d'elisione (Nun je da' retta Roma), diversamente da com'è scritto sul disco originale.

Critica[modifica | modifica wikitesto]

Per il Dizionario Mereghetti il regista non riesce «ad amalgamare i toni iniziali brillanti e quelli finali da melodramma».[1] Secondo il Dizionario Morandini «l'operazione parodistica è riuscita a metà»[2] e la resa degli attori, tanto della Vitti quanto di Proietti e Gassman, è solo discreta.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Il Mereghetti - Dizionario dei Film 2008, Milano, Baldini Castoldi Dalai editore, 2007. ISBN 9788860731869 p. 2993
  2. ^ a b Il Morandini - Dizionario dei Film 2000, Bologna, Zanichelli editore, 1999. ISBN 8808021890 p. 1354

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